sabato 14 febbraio 2015

Il muro

Tutti più volte l'anno hanno a che fare con un muro: un ostacolo tanto grande e temibile da sembrare tagliar via ogni altra strada.

Il mio ultimo muro è stato l'interrogazione di francese. Io odio dover fare interrogazioni di francese, non sono così bravo come con l'inglese, e i quattro argomenti che avrei dovuto portare mi erano impossibili da ricordare. Provai l'interrogazione e fallii. Mi buttai giù, dichiarai guerra al francese e tante altre cose del genere. Tutto inutile: il tempo andava avanti e la verifica, in un modo o nell'altro, avrei comunque dovuto farla.
Per fortuna stetti male e saltai un paio di lezioni. Questa casualità (in realtà era male psicosomatico) mi diede il tempo di riflettere.
Alla fine arrivai a una conclusione chiara e semplice: dovevo studiare, e dovevo farlo come ho sempre fatto. Presi le fotocopie e il quaderno, cominciai a leggere e a ripetere. In quaranta minuti avevo finito.
Dopo 3 mesi di ansie e tentennamenti avevo risolto tutto in 40 minuti. 
Qualche giorno dopo mi soffermai ad analizzare questo mio curioso comportamento, chiedendomi quale fosse stato l'elemento chiave della mia reazione.
Stabilii che era stato questo: cambiare il mio punto di vista da "particolare" a "generale" ha fatto sì che, oltre al problema, vedessi anche la vita di tutti i giorni andare avanti come se nulla fosse. Gli ostacoli, insomma, pur grandi che siano, non fermano il tempo, non tagliano via tutte le strade. Si ha ancora la possibilità di fare altro, e anche non fare niente è una scelta.
Questo non è un consiglio su come affrontare tutti i problemi, ma sono sicuro che perdono maggior parte della loro aria minacciosa se si tiene conto che tutto continua a scorrere, muri o no.

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